Cgil Terni: il riordino istituzionale è ancora all’ordine del giorno

Da una parte c’è la crisi che, come dimostrano i dati sull’andamento del 2012, ha colpito con una durezza senza precedenti il territorio ternano. Dall’altra c’è la questione, che resta di assoluta attualità, del riordino istituzionale, funzionale ad un “nuovo regionalismo”, che sia all’altezza dell’emergenza economica e sociale che è in atto. Il 2013 per la Cgil di Terni si apre sotto il segno di queste due priorità che, come ha spiegato stamattina in conferenza stampa il segretario generale Attilio Romanelli, accompagnato dalla segreteria provinciale (Maria Rita Paggio, Luigino Mengaroni e Alessandro Rampiconi), sono strettamente collegate.

“La Cgil, per lungo tempo da sola, si è battuta perché in questa regione si avviasse una discussione seria, non di pancia, sul riassetto istituzionale dell’Umbria – ha detto in apertura Romanelli – discussione che ora, dopo la caduta del Governo Monti e l’accantonamento del decreto sulle province ,sembra essere scomparsa. Ma per noi invece il ragionamento su un nuovo regionalismo, incentrato sull’efficienza, da contrapporre alla guerra dei campanili, resta centrale. Resta attuale quindi il tema del riequilibrio delle province, ed è a questo che va collegato il ragionamento sul riassetto del sistema socio sanitario”.

La Cgil di Terni non è dunque interessata a “operazioni populiste di difesa del territorio tout court, tutte incentrate su aspetti importanti, ma non centrali, come quello delle posizioni apicali e degli assetti amministrativi”, mentre il vero problema, per il primo sindacato ternano, “è quello dell’organizzazione dei servizi da erogare ai cittadini e della loro qualità”. A tale proposito, la Cgil crede che sarebbe necessario incentrare la discussione su altri problemi, ben più pressanti per la popolazione, “ad esempio quello dell’esaurimento imminente dei fondi per la non autosufficienza, tema che certamente è più interessante, per la popolazione umbra, rispetto a quello della collocazione della dirigenza in un comune piuttosto che in un altro”.

Romanelli ha quindi annunciato che la Cgil ha chiesto un incontro alla presidenza della giunta regionale proprio per sciogliere gli ultimi nodi di una riforma sanitaria che il sindacato ha condiviso nei suoi assetti generali. Resta aperto ad esempio il problema del rapporto con l’Università che, “non può gestire i suoi interessi in maniera unilaterale, come se fosse un corpo a sé stante”. E poi c’è il grande tema della deospitalizzazione, ovvero del rafforzamento della medicina preventiva e di base, “unica via per decongestionare le strutture ospedaliere”. Infine, le poche risorse disponibili, secondo la Cgil, vanno indirizzate laddove esiste un reale bisogno: e quindi – si chiede il sindacato – ha senso parlare di un nuovo ospedale in provincia di Terni? O sarebbe piuttosto opportuno investire in un campo, quello della riabilitazione, sul quale il territorio è certamente carente? Tutto questo, seguendo sempre un indirizzo di fondo, che per la Cgil rimane centrale: la difesa del sistema pubblico dalle invasioni, sempre più spinte, del privato.

 

L’altro grande tema di attualità, ormai da tempo al centro delle preoccupazioni del sindacato, è il continuo espandersi della crisi economica e occupazionale. I dati presentati dalla Cgil di Terni sul 2012 sono da allarme rosso, soprattutto per quanto riguarda l’aumento della cassa integrazione straordinaria, quella che prelude a riorganizzazioni, chiusure e quindi licenziamenti. In un anno, nella provincia di Terni, le ore di Cigs autorizzate sono aumentate di quasi il 100%, mentre in provincia di Perugia “soltanto” del 12%. Dunque, anche se complessivamente è in provincia di Perugia che si registra l’aumento maggiore della cassa integrazione, la situazione della provincia ternana desta forte preoccupazione e preannuncia un 2013 in cui, esaurito l’ultimo ammortizzatore “ordinario”, che è appunto la Cigs, si dovrà fare ricorso alla cassa in deroga, che però quest’anno è nettamente sottofinanziata rispetto al 2012.

Aumenta anche il numero di lavoratori posti in mobilità a livello provinciale, 1323 contro i 1190 del 2011, ma un altro campanello dall’allarme è quello suonato dalla Camera di commercio, con i dati sulle cessazioni di attività, che nei primi tre trimestri del 2012 sono state 1127. E se c’è un sostanziale equilibrio con le iscrizioni di nuove attività, il problema è che cambia la qualità dei rapporti di lavoro: si chiudono contratti stabili, se ne aprono di interinali o intermittenti.

Un’emergenza che richiede immediatamente risposte forti: proprio quelle che la Cgil dell’Umbria intende stimolare con l’organizzazione, nelle prossime settimane, di una Conferenza di programma nella quale sottoporre ad istituzioni e forze datoriali le proposte contenute in un “Piano per il Lavoro” elaborato dal sindacato.

La chiusura è sul futuro di Terni: “Deve rimanere una città industriale – ha detto Romanelli – perché questa è la sua identità. Ma deve farlo sapendo gestire le trasformazioni in atto e anche per questo c’è bisogno di una regia che metta da parte le spinte di interessi particolari e corporativi, per privilegiare l’interesse reale dei lavoratori e dei cittadini dell’Umbria e di questo territorio”.

9 gennaio 2013
Ufficio stampa Cgil Umbria

 

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